“Città e nuova mobilità: è ora di cambiare aria” è stato il tema affrontato durante l’edizione 2020, in formato digitale, di Motus-E, l’associazione che rappresenta la filiera dei trasporti a zero emissioni. I valori dell’inquinamento atmosferico nell’ultimo mese in Italia sono decisamente diminuiti causa, nostro malgrado, coronavirus e del conseguente “lockdown” decretato dal governo al fine di contenere la diffusione.
“Le immagini satellitari, il crollo delle emissioni di NOx, dell’inquinamento acustico, un po’ meno del particolato (influenzato dai fattori meteorologici) sono la dimostrazione che un mondo più pulito ci può essere, anche con più auto e persone in giro rispetto a ora. Si dice che ‘nulla sarà come prima’. In realtà noi vogliamo dare un’accezione positiva: dobbiamo ripartire da qui discutendo attraverso strumenti di analisi scientifici con proposte operative”, ha aperto così l’incontro telematico Dino Marcozzi, segretario generale di Motus-E.
“Vicini alla ripartenza, ma non sarà facile”
L’assessore ai trasporti del Comune di Torino, Maria Lapietra, è ottimista sul ritorno alla normalità ma, afferma, “dobbiamo farci trovare pronti in un settore che era in fermento e che ha subito un brusco stop. Ne usciremo più forti. Il blocco ha portato a un’aria più sana e ha dimostrato che gli italiani sono capaci di fare lo smart working e che i nostri figli, nelle grandi emergenze, possono studiare da casa grazie all’aiuto degli insegnanti. Una misura che potrebbe essere adottata in futuro per altri tipi di emergenze, come quelle relative all’inquinamento. Abbiamo iniziato a conoscere il commercio di prossimità o a fare le code o a entrare dalla porta posteriore degli autobus per evitare l’affollamento. Ma la ripartenza non sarà facile”.
E sulla mobilità urbana, Lapietra ammette: “Dall’inizio della Fase 2, ci vorranno almeno 18 mesi di transizione. Di sicuro si userà di più il mezzo privato. Il trasporto pubblico farà paura e starà a noi renderlo sicuro. Ad esempio, a Torino arriveranno 70 nuovi tram che potranno essere sanificati. Ma per respirare un’aria sana dobbiamo rispettarla. Anche l’utilizzo dei servizi sharing sarà fondamentale, così come la guida autonoma”.
Nuovi metodi di comunicazione per evitare assembramenti: “Con Italdesign, il Comune sta portando avanti un progetto innovativo: saranno installati led fuori le carrozze della metropolitana che permetteranno ai passeggeri di capire quelle più libere. L’obiettivo è portarle anche in superficie per evitare di avere una linea affollata”.
Infine, prosegue la sinergia con Fiat Chrysler: “Nonostante le difficoltà che ha causato la pandemia, siamo molti attivi. L’ambizione di presentare a Torino la 500 elettrica entro luglio ci sprona e presto arriveranno in città nuove colonnine a 100 chilowatt di velocità”.
“I Pums sono attivi”
È intervenuta anche Anna Donati responsabile Kyoto Club – organizzazione non profit impegnata nel raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas-serra – che ha tenuto una panoramica dei Pums (Piano urbano mobilità sostenibile) attivi, a livello comunale e metropolitano, delle 14 grandi città del nostro Paese (Roma, Milano, Torino, Napoli, Bari, Reggio Calabria, Cagliari, Messina, Palermo, Bologna, Venezia, Catania, Genova e Firenze) e dei loro obiettivi al 2030: svecchiamento del parco auto circolante, elettrificazione del trasporto pubblico urbano, aumento dei punti di ricarica per le vetture elettriche, dotazione dei servizi di sharing e la conseguente riduzione dei livelli di inquinamento di CO2, NOx e Pm10.
Le considerazioni finali di Anna Donati hanno evidenziato alcune criticità, tra cui “le linee guida del ministero delle Infrastrutture e dei trasporti hanno la lista degli indicatori ma non i target da raggiungere, progressivi e differenziati tra loro. Molti Pums non hanno obiettivi ambientali in linea con il Piano di Azione per il Clima (-33% Co2 al 2030). Anche per la riduzione delle emissioni per la qualità dell’aria vi sono spesso indicazioni generiche di riduzione e la mobilità elettrica non è un obiettivo cogente delle linee guida dei Piani Urbani, impostate su “carburanti alternativi”. Infine, la mobilità in bici e a piedi non cresce e in alcuni casi cala”.
“Per i temi post pandemia – continua Donati – bisogna interrogarci su come funzionerà il distanziamento interpersonale nel trasporto pubblico e se la paura collettiva aumenterà l’utilizzo di mezzi privati come le auto. Nei primi mesi, quando si tornerà alla normalità, si darà più spazio allo spostamento a piedi e in bici ma servono strutture, così come urgono regole per i riders. La pandemia, infine, ci ha insegnato che lo smart working e le lezioni online possono ridurre il traffico cittadino. Un aspetto da riprendere in futuro se si dovessero verificare ulteriori blocchi della circolazione causa inquinamento atmosferico”.
Focus inquinamento
A seguire è stato il turno di Francesco Petracchini, recentemente nominato direttore dell’Istituto sull’Inquinamento Atmosferico del Cnr. “Le nuove tecnologie hanno sicuramente portato a una diminuzione delle emissioni nel corso dei decenni – spiega Petracchini – ma ancora non sono sufficienti a raggiungere il limite imposto dalle normative in vigore. L’inquinamento proveniente dal traffico autoveicolare ha origine antropica in piccola scala: ci riferiamo al particolato, ozono troposferico, diossido di azoto e di zolfo e il benzopirene. Questi hanno impatti più o meno gravi sulla salute dell’uomo e possono causare una mortalità prematura. In Europa, 432mila sono state registrate lo scorso anno dovuta all’esposizione prolungata a Pm2,5, 75mila decessi correlabili al biossido di azoto e 17mila all’esposizione all’ozono. In Italia sono state rispettivamente, 58.600, 14.600 e 3mila”.
“Nel nostro Paese, Roma, Torino, Firenze, Milano e Napoli hanno avuto concentrazioni maggiori al limite per No2 e si registrano picchi per Pm10 per il capoluogo piemontese. Ai tempi del coronavirus, il diossido di azoto a Torino è diminuito del 40% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Non è la stessa cosa per il particolato, un inquinante più complesso. Comunque necessitano ulteriori approfondimenti: nonostante si sia riscontrato un miglioramento della qualità dell’aria nell’ultimo decennio in alcune città, questo non è sufficiente per ridurre le concentrazioni e i superamenti al di sotto dei limiti previsti dalla normativa. È necessario intervenire con misure strutturali per decarbonizzare il comparto del trasporto, al fine di raggiungere gli obiettivi fissati dall’Unione europea”, conclude così Petracchini.
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