Uno studio dell’Università Sapienza e del CNR-IIA, in collaborazione con l’Università del Molise e ARPA Lazio, analizza la relazione fra il primo lockdown del 2020 e la diminuzione dell’inquinamento atmosferico da polveri sospese. Viene rilevata una minore presenza di carbonio elementare nel PM10, in seguito alla diminuzione del traffico veicolare durante il lockdown, a fronte, invece, di una scarsa diminuzione della massa del PM10, a causa dell’affluenza di polveri trasportare da aree distanti.

Se tutte le attività (non essenziali) di una città si fermano, come accaduto nel primo lockdown in Italia dovuto alla pandemia da COVID-19, e non vi è quindi rilascio in aria ambiente di polveri sospese e gas da tali attività, di quanto diminuirà l’inquinamento atmosferico da PM10? E, sempre considerando le polveri sospese, quali tipi di polveri che compongono il PM10 (ad es., particelle da traffico veicolare, da combustione di legna, polveri naturali trasportate da altre zone geografiche, etc.) si ridurranno di più? Queste ed altre domande correlate sono state oggetto di studio da parte di alcuni ricercatori dell’Università Sapienza e del CNR IIA, in collaborazione con l’Università del Molise e ARPA Lazio.

I risultati dello studio sono stati appena pubblicati sulla rivista internazionale Atmospheric Research (Elsevier)  https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0169809521005263.