E’ presto per capire cosa sia successo davvero all’interno della raffineria Eni di Sannazzaro de’ Burgondi (PV), ed anche per valutare l’eventuale pericolosità della gigantesca nuvola nera che si è sollevata nel cielo dopo l’incendio. La Prefettura ha fatto sapere che nella parte coinvolta dell’impianto si lavorava “un prodotto finito che non produrrebbe ricadute sul territorio”.
Scettico il Direttore dell’Istituto sull’Inquinamento Atmosferico del CNR Nicola Pirrone. “Non sappiamo quale sostanza si stesse lavorando e quando il fuoco verrà domato, ma la combustione non controllata di questi idrocarburi scarica in atmosfera particolato, polveri, inquinanti gassosi come ossido di azoto e di zolfo. Se poi l’incendio ha riguardato anche le infrastrutture industriali, nella nuvola sono presenti materie plastiche che possono generare diossina, metalli pesanti, composti organici ed inorganici”.
Secondo Pirrone la cosa migliore è “restare ben chiusi in casa, con le finestre serrate” e sperare “nel vento per disperdere gli inquinanti, e nella pioggia per lavare il suolo”.
Da: La Stampa.it